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pietragalla

  • Pubblicato: APR2023

    Pali scomparsi e misteri tra i filari

    Entro nel campo e metà dei pali non ci sono più. Alcuni marciti, altri spariti chissà dove. Li sostituisco uno a uno, imprecando e ridendo. A fine giornata la vigna sembra un po’ più dritta, e pure io. A volte basta rimettere in piedi le cose per sentirsi meno storti dentro.

  • Pubblicato: MAR2023

    Io, le forbici e la paura di sbagliare

    Potare da solo è come decidere chi far restare e chi no. Ogni taglio pesa. Tremi, pensi troppo, poi smetti. Ti lasci guidare dall’occhio, non dal manuale. Quando finisci, la vigna sembra diversa, ordinata, viva. Forse è così che si diventa vignaioli: sbagliando con coraggio.

  • Pubblicato: OTT2022

    Festa grande tra i filari (peccato fosse dei cinghiali)

    Scendo e trovo il disastro: grappoli spariti, terra scavata, piante piegate. I cinghiali hanno fatto baldoria. Io li immagino brindare col mio vino che ancora non esiste. Mi viene da ridere e da piangere insieme. La natura non perdona, ma nemmeno io. Questa volta vincono loro, ma la partita è lunga.

  • Pubblicato: AGO2022

    Grappoli pochi ma belli: il mio primo quadro d’uva

    Non è una grande annata, ma quei grappoli sembrano dipinti. Li guardo, li tocco, mi emoziono. Ogni chicco racconta il mio sudore. Non saranno tanti, ma sono miei. Li immagino in bottiglia, con il mio nome, e penso che a volte la bellezza basta a ripagare tutto.

  • Pubblicato: MAG2022

    La vigna respira, e io finalmente con lei

    Dopo settimane di lavoro, la vedo cambiare. I tralci si allungano, le foglie tornano lucide. Anch’io respiro meglio, come se il ritmo fosse lo stesso. C’è una calma nuova, quella di chi smette di correre e inizia a fare le cose con cura. La vigna vive, e io con lei.

  • Pubblicato: MAR2022

    Mani congelate e forbici nuove: il mio battesimo da potatore

    È inverno, le dita non si piegano e le forbici scattano lente. Ogni taglio è una scelta, ogni tralcio che cade un dubbio. Ma poi, piano piano, capisco: potare è dare fiducia. Tolgo il superfluo, lascio spazio alla vita. A fine giornata non sento più le mani, ma la vigna sì, quella la sento respirare.

  • Pubblicato: OTT2021

    La speranza ha radici forti (ma la schiena meno)

    Guardo la vigna ripulita e mi sento fiero, ma anche a pezzi. Ogni giorno un dolore nuovo, ogni pianta una conquista. Mi chiedo chi me l’ha fatto fare, poi vedo un germoglio verde e tutto si azzera. La speranza cresce dove la stanchezza non arriva. E anche se la schiena cede, il cuore spinge avanti.

  • Pubblicato: LUG2021

    Sotto l’erba alta, la sorpresa più bella: la vigna c’era ancora

    Taglio, sposto, sudo. Ore piegato a combattere contro la giungla. Poi, all’improvviso, tra i rovi, spunta il primo filare. Storto, mezzo spezzato, ma vivo. Mi fermo, lo guardo e mi scappa un sorriso. È come rivedere un vecchio amico. Non è perfetta, ma è lì, e basta questo per voler ricominciare da capo.

  • Pubblicato: GIU2021

    Quando ho capito che non avevo capito niente

    Arriva un uomo che la vigna la conosce davvero. Mi osserva, scuote la testa e inizia a spiegare. Ogni parola è una doccia fredda. Mi rendo conto che finora ho improvvisato. Lo guardo lavorare, cerco di rubare ogni gesto. Nessun appunto, solo occhi e rispetto. Alla fine mi stringe la mano e dice: “Mo’ forse puoi cominciare davvero”.

  • Pubblicato: MAG2021

    Tutti mi prendevano per matto (finché non mi hanno visto coi piedi nel fango)

    Quando dicevo che volevo rimettere in piedi la vigna, la gente rideva. “È troppo lavoro”, “Chi te lo fa fare?”. Poi mi hanno visto, mani nella terra, sudore e fango fino alle ginocchia. Nessuno rideva più. Forse non ci credevano, ma io sì. Non era più un sogno o una fissazione: era il mio modo di riprendere in mano tutto.

  • Pubblicato: MAR2021

    Senza nonno, la vigna sembra parlare da sola

    Torno tra i filari dopo anni. L’erba alta copre le viti, il silenzio sa di lui. Ogni passo pesa come un ricordo. La vigna sembra guardarmi, come a dire “e mo’?”. Non so da dove iniziare, ma capisco che non posso lasciarla così. Mi piego, afferro le prime sterpaglie e in quel gesto sento che forse, senza di lui, devo solo imparare a parlare la lingua della terra.